IL MARITO IN VACANZA - Vicenza Trasgressiva

Elena si trovava sola nella sua grande casa, circondata dal silenzio. Suo marito era a Londra per lavoro, e le giornate sembravano allungarsi in un vuoto fatto di attese e desideri inascoltati. Le dita accarezzavano distrattamente la stoffa della camicetta, sfiorando la pelle calda sotto il tessuto. Il corpo reclamava attenzione, stimoli. Aveva bisogno di qualcosa di vero, viscerale. Un corpo giovane, vigoroso, capace di scuoterla nel profondo.
Prese il computer e iniziò a cercare. Digitò: “compagnia discreta a Napoli”. Tra decine di annunci patinati, uno catturò subito il suo sguardo: Dario, 22 anni, escort universitario. Il suo corpo scolpito sembrava promettere peccati raffinati. Gli occhi verdi, intensi e profondi, lasciavano intuire la capacità di leggere ogni desiderio, anche quelli mai confessati.
Al telefono, la sua voce era calda, sicura. La conversazione fu breve ma carica di sottintesi. Si diedero appuntamento in un elegante hotel nel centro di Napoli, dove l’anonimato si vestiva di lusso e tende spesse nascondevano ogni trasgressione.
Quando Dario bussò alla porta della suite, Elena gli aprì con un battito accelerato nel petto. Il ragazzo era ancora più bello dal vivo: maglietta aderente che lasciava intravedere gli addominali, jeans stretti, sguardo penetrante. Non le diede il tempo di parlare. Le mani di lui la strinsero ai fianchi, e le labbra si fusero in un bacio che fece tremare le gambe a entrambi. Il desiderio scoppiò come una fiamma, istantaneo.
Le mani esplorarono curve, pelle, tessuti. Dario la spogliava lentamente, mordendole le labbra mentre i suoi polpastrelli tracciavano la linea delle sue cosce. Elena si lasciò guidare in bagno, dove la doccia li accolse con il suo vapore umido. Le gocce d’acqua scorrevano sui corpi nudi, mentre lui la stringeva con forza, baciandole il collo, succhiando i capezzoli finché non furono duri e tesi. Lei avvolse le gambe intorno ai suoi fianchi, sentendo il cazzo duro premere contro di lei. «Voglio sentirti dentro», sussurrò ansimando.
Dario rispose con un colpo secco, affondando in lei con decisione. Elena gemette, aggrappandosi alle sue spalle, mentre i colpi si susseguivano sotto la pioggia bollente. Il ritmo era animalesco, selvaggio, e il piacere saliva come un’onda violenta e irrefrenabile.
Più tardi, ancora bagnati e ansimanti, raggiunsero la camera. Di fronte a uno specchio a figura intera, Elena lo spinse sul letto e si sistemò a cavalcioni sopra di lui. Il suo corpo maturo si muoveva con grazia e sicurezza. Lo guardava allo specchio mentre si muoveva su e giù, mentre le sue mani stringevano i seni e i suoi gemiti riempivano la stanza. Dario le afferrò i fianchi e la guidò in un ballo sfrenato di carne e godimento. I loro corpi erano un unico fluido movimento di desiderio.
In un momento di follia condivisa, presero il cellulare e immortalarono l’istante: lei nuda, cavalcante, mentre lo masturbava lentamente e lui la guardava con occhi colmi di lussuria. Una fotografia perfetta della loro trasgressione, da rivedere e rivivere.
Poi Elena si abbassò, prendendolo in bocca. Lo succhiava con lentezza crudele, facendo scivolare la lingua lungo ogni vena del suo cazzo. Dario gemeva, stringendo i denti, mentre lei aumentava il ritmo, alternando colpi profondi a leccate lente. «Cristo, sei bravissima», sussurrò, tremante.
Ma lei non aveva ancora finito. Si girò, offrendogli il culo perfetto, e guardandolo sopra la spalla gli disse: «Adesso voglio che mi scopi così». Dario non esitò. La penetrò con una forza animalesca, stringendole i fianchi, facendo schioccare i loro corpi ad ogni affondo. Elena urlava, trafitta dal piacere, completamente sua. Il letto cigolava, lo specchio rifletteva il loro amplesso come un film proibito.
Il piacere culminò con un grido e un colpo profondo: lui venne dentro di lei, mentre un orgasmo potente la fece tremare, quasi spezzandola.
Si accoccolarono, esausti, i corpi intrecciati, il fiato lento che tornava piano. Elena si sentiva rinata. Ogni parte del suo corpo pulsava, viva, desiderata. Aveva trovato ciò che cercava: un’esperienza travolgente, con un escort giovane e appassionato, nel cuore segreto di Napoli.
«Lo rifaremo, vero?» mormorò lui, sfiorandole i capezzoli con un sorriso sfrontato.
Elena rise, stringendosi a lui. «Oh sì… ma la prossima volta voglio di più. Voglio che mi porti dove non sono mai stata.»
Dario la baciò, eccitato all’idea. E mentre la notte scendeva sulla città, Napoli nascondeva tra le sue pieghe una storia di desiderio e trasgressione, pronta a riaccendersi, ancora e ancora.
Elena si svegliò con le lenzuola stropicciate attorno alle gambe e l’odore ancora vivo del sesso nell’aria. La luce del mattino filtrava dalle tende della suite, e Dario era ancora accanto a lei, disteso sul fianco, con un braccio abbandonato sul suo ventre. Dormiva profondamente, eppure anche nel sonno conservava quell’aura virile e potente che l’aveva conquistata la sera prima. Elena non poté fare a meno di accarezzargli i capelli, poi la linea delle spalle, liscia e tesa. Il desiderio era lì, di nuovo, senza tregua.
Ma non voleva svegliarlo. Si alzò lentamente, indossò la vestaglia di seta che aveva portato con sé e si affacciò alla finestra. Napoli si stiracchiava nel sole del mattino, rumorosa e viva. Elena sorrise. Quella città non era mai stata così sensuale, così piena di promesse.
Più tardi, mentre facevano colazione nudi sul letto – fragole, caffè e un po’ di cioccolato fuso che lei si divertiva a spalmargli sul petto per poi leccarlo via lentamente – Elena capì che non si sarebbe fermata lì. Dario era diventato una necessità.
Due giorni dopo, tornarono nello stesso hotel. Questa volta era lei a prendere il controllo. Indossava un abito nero cortissimo, senza lingerie sotto. Quando lui le aprì la porta, bastò uno sguardo per far esplodere l’atmosfera.
Lo spinse contro il muro appena entrata. «Stavolta voglio guardarti mentre ti tocchi per me», gli sussurrò. Dario si spogliò lentamente, sotto il suo sguardo bramoso. Lei si sedette su una poltrona di velluto, accavallando le gambe. Sotto l’abito, niente. Lui cominciò a masturbarsi, lentamente, mentre lei si toccava a sua volta, senza vergogna. Le dita che affondavano tra le labbra gonfie, gli occhi puntati sul suo cazzo duro che pulsava tra le sue mani. L’eccitazione salì in un crescendo di gemiti, finché lui venne su un fazzoletto che lei gli porse con un sorriso.
Ma non era finita.
Lo fece inginocchiare e le ordinò di baciarle le cosce, lentamente, risalendo verso il centro del piacere. Dario obbedì senza fiatare, immergendo il volto tra le sue gambe, leccandola con dedizione. Elena gemeva, le mani nei suoi capelli, guidandolo. Quando venne, lo fece con un tremito lungo, profondo, che la lasciò senza fiato.
Più tardi, lo volle di nuovo dentro. Questa volta si misero davanti allo specchio, in piedi. Lui alle sue spalle, la mano che le stringeva la gola con dolcezza mentre la penetrava lentamente. Lei lo guardava, guardava se stessa, il seno che si muoveva a ogni colpo, le cosce che tremavano. Era ipnotico. Le mani di lui esploravano ogni centimetro del suo corpo, mentre i loro gemiti riempivano la stanza.
Quando vennero, lo fecero insieme, sincronizzati in un’esplosione di piacere.
Ma fu solo quando, nudi sul letto, Elena prese una catenina d’argento dalla borsa e la chiuse delicatamente al collo di Dario che lui capì: non era più solo un cliente. «Questa è per quando non sei con me. Così ti ricordi a chi appartieni», disse lei, sorridendo con occhi che promettevano fuoco.
Dario la fissò, eccitato e sorpreso. Quella donna elegante, sensuale e dominante, lo stava trascinando in un gioco erotico che non aveva previsto, e che già lo teneva in pugno.
Il loro legame si era trasformato in qualcosa di più. Elena aveva trovato molto più di un semplice sfogo fisico. Con Dario stava esplorando le zone più calde e nascoste della sua sensualità, e la sola idea di non vederlo di nuovo le sembrava intollerabile.
Prima di lasciarsi, gli sussurrò all’orecchio: «La prossima volta ti voglio bendato. E non potrai toccarmi, finché non lo dirò io.»
Dario sorrise, già duro al solo pensiero.
E Napoli, ancora una volta, avrebbe fatto da sfondo alle loro notti clandestine, tra camere d’hotel, fantasie inconfessabili e corpi che non sapevano saziarsi mai.

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